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Legge di bilancio 2019 – osservazioni e commenti Ricerca, Università, AFAM

leggeRoma, 14 gennaio 2019
La Federazione UIL Scuola RUA esprime un giudizio complessivamente negativo sulla Legge di Bilancio per il 2019 (L. 30 dicembre 2018, n. 145). Ancora una volta, analogamente a quanto avvenuto con i precedenti Governi, si è persa l’occasione per valorizzare e per investire in Ricerca, Università ed AFAM. Come abbiamo più volte sostenuto, per questi Settori è necessario ed urgente un nuovo piano di rilancio, finanziario ed organizzativo, finalizzato a riconoscerne il ruolo e le imprescindibili funzioni per lo sviluppo sociale ed economico del Paese.

Dobbiamo constatare che con questa manovra non si va ancora in questa direzione.
A ciò si aggiunge che bisognerà comunque attendere i prossimi mesi per avere un quadro più chiaro sui contenuti specifici degli interventi, visto che la stessa Legge di Bilancio per il 2019 richiede l’approvazione successiva di ben 161 decreti attuativi relativi alle singole previsioni di legge.
Come primi elementi di valutazione, riteniamo assolutamente insufficienti le risorse per il rinnovo dei CCNL nel pubblico impiego scaduti il 31 dicembre 2018. Dopo lunghi anni di mancati rinnovi, gli incrementi previsti dell’1,3% per il 2019, dell’1,65% per il 2020 e dell’1,95% per il 2021(secondo le prime stime, corrispondenti a regime ad un incremento nell’ordine di 40 euro medi lordi) non sono adeguati alle attese delle lavoratrici e dei lavoratori, né tantomeno a prefigurare un rilancio della Pubblica Amministrazione (art. 1, commi 436, 441 – 444).
A ciò si aggiunge l’impatto assolutamente negativo del blocco del reclutamento nel pubblico impiego fino al 15 novembre 2019 (con l’esclusione degli Enti Pubblici di Ricerca e dell’AFAM (art. 1, comma 399). A nostro avviso, non è così che si rilancia la Pubblica Amministrazione con buona pace degli annunci e delle stesse prese di posizioni della Ministra della Funzione Pubblica.
Per l’Università in particolare il blocco del reclutamento è fissato sino al 1° dicembre 2019, con la sola esclusione delle assunzioni dei ricercatori a tempo determinato di tipo “B” e delle progressioni – possibili “a richiesta”, come dichiarato dal Vice Ministro Fioramnti al CUN…- di carriera dei ricercatori “ad esaurimento”, cioè a tempo indeterminato, in possesso di abilitazione scientifica nazionale (art. 1, commi 399 e 401), cin procedure al momento non meglio definite. A nostro avviso, nel complesso tale previsione costituisce nei fatti un ennesimo disinvestimento nei confronti del personale degli Atenei e un ulteriore blocco a qualsiasi ipotesi di ricambio generazionale, nel quadro del processo di progressivo ridimensionamento del sistema universitario pubblico, in atto da oltre 10 anni senza soluzione di continuità.
Dubbi sussistono peraltro sull’efficacia della norma e sulla stessa definizione degli orizzonti temporali, stante il fatto che le spese per il reclutamento sono imputate di fatto al 2020, anno in cui presumibilmente le condizioni del bilancio pubblico rischiano di essere ben più gravi a causa delle clausole di salvaguardia. Va inoltre sottolineato che tale norma creerà notevoli problemi e tensioni nei singoli Atenei, sia in tema di calcolo sui punti organico, sia per la conclusione del processo di stabilizzazione dei precari. Ad oggi ciò che appare possibile è che con i punti organico 2018 si possa assumere nel 2019, ma il turn over 2018 non potrà produrre assunzioni prima del novembre 2019.
Per le assunzione di ricercatori a tempo determinato di tipo “B” il FFO è incrementato di 20 milioni di euro nel 2019, 58,9 milioni di euro dal 2020 (art. 1, comma 400). Si tratta di una parziale risposta all’enorme problema del precariato delle Università, inserito oggi con una miriade di tipologie contrattuali (assegni di ricerca, co.co.co, borsisti, ecc.) senza garanzie e tutele, cresciute nel corso di questi anni in maniera vertiginosa. Continuiamo a pensare che tale problema debba essere affrontato finalmente in maniera strutturale il problema, riconoscendo l’apporto strutturale offerto dai precari negli Atenei e introducendo modifiche alla stessa Legge 240/10, a partire dal ripristino della figura del ricercatore a tempo indeterminato. Sempre in tema di reclutamento, la Legge di Bilancio per il 2019 ha abrogato le Cattedre Natta (art. 1, comma 788).
E’ prevista inoltre l’istituzione della Scuola Superiore Meridionale presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, finalizzata all’accrescimento dell’offerta formativa e finanziata con risorse di poco inferiori a 94 milioni di euro nel periodo 2019 – 2025 (art. 1, comma 409 – 413). E’ la scuola che doveva sbocciare sotto l’ala della Scuola Normale, scelta politicamente avversata dal sindaco – leghista – di Pisa.
Ancora per gli Atenei del Sud la Manovra prevede l’istituzione del Fondo per i poli universitari tecnico-scientifici del Mezzogiorno (art. 1, comma 275). In questo caso però le risorse sono solo sulla carta: tale Fondo è finanziato dalle maggiori entrate derivanti dall’attuazione della misura sulla opzione per l’imposta sostitutiva sui redditi delle persone fisiche, titolari di redditi da pensione di fonte estera, che trasferiscano la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno (art. 1, comma 273).
Allo stesso tempo, la dotazione del FFO è incrementata in misura complessivamente del tutto insufficiente (40 milioni per il 2019, art. 1 comma 979); assolutamente limitato risulta anche l’incremento del fondo per il diritto allo studio, pari a10 milioni di euro (art. 1, comma 981). Persisterà quindi l’anomalia di studenti con diritti riconosciuti ma che resteranno senza assegno. Inoltre, va considerato che le tasse studentesche sono una delle voci con cui le istituzioni si finanziano: la mancanza in legge di bilancio di adeguato ristoro per le minori entrate sarà critico per molte Università e soprattutto per le istituzioni AFAM.
L’assenza di reali prospettive di un nuovo rilancio e di nuovi investimenti per l’Università viene confermata anche nelle norme relative al fabbisogno finanziario degli Atenei. La Legge di Bilancio prevede infatti che le Università statali concorrano alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica nel periodo 2019-2025, garantendo che il “fabbisogno finanziario da esse complessivamente generato in ciascun anno non sia superiore al fabbisogno realizzato nell’anno precedente, incrementato del tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL) reale”, di fatto vanificando ogni opzione di sviluppo. Da tale limite restano comunque esclusi le riscossioni ed i pagamenti per investimenti ed attività di ricerca e innovazione (art. 1, comma 971 e 973 – 977). Anche l’applicazione di questi limiti di spesa sarà successivamente definita con uno specifico decreto del MEF di concerto con il MIUR (art. 1, comma 974).
Nell’ambito del livello complessivo del FFO, per gli anni 2019 e 2020 sono inoltre autorizzate maggiori facoltà assunzionali per le Università statali con i seguenti requisiti: a) indicatore delle spese di personale inferiore al 75%; b) indicatore di sostenibilità finanziaria (spese del personale, oneri di ammortamento, e spese per fitti passivi) maggiore di 1,10. Per tale misura è previsto un finanziamento pari a 25 milioni per il 2019 e ad ulteriori 25 milioni per l’anno 2020. Un decreto del MIUR sarà l’atto per ripartire le maggiori facoltà assunzionali tra i diversi Atenei che ne facciano richiesta (art. 1, comma 978). Anche in questo caso, nulla di nuovo: non si stanziano risorse aggiuntive e si continua nella logica di premiare, pescando dal FFO, solo le Università “migliori”, con i conseguenti effetti di disequilibrio registrati nel corso degli ultimi anni, specie tra Nord e Sud.
Esprimiamo inoltre una netta critica rispetto a quanto previsto all’art. 1, comma 537, che stabilisce che “coloro che svolgono o abbiano svolto una attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo, per un periodo minimo di trentasei mesi, anche non continuativi, negli ultimi dieci anni, possono continuare a svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento”. Tale facoltà è subordinata solamente all’iscrizione entro il 31/12/19 negli elenchi speciali ad esaurimento degli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
Condividendo in pieno le critiche avanzate da più parti nel settore sanitario, riteniamo che tale “sanatoria” sia sbagliata e lesiva non solo del sistema degli ordini professionali, ma soprattutto della tutela della salute pubblica e della cittadinanza. Non vorremmo che tale intervento sia una anticipazione del come si intenda “risolvere” e “forzare” altre situazioni complicate (si parla già, data l’esiguità di medici specializzati in medicina d’urgenza di “offrire l’equiparazione” ai medici senza specializzazione, ma con esperienza nel 118 o analoga…). Ovvero non vorremmo essere in presenza di un propedeutico e scellerato attacco al valore legale del titolo di studio, da condannare e da combattere sempre e ancor più se subdolamente proposto in ambito sanitario.
Anche per gli Enti Pubblici di Ricerca la Legge di Bilancio per il 2019 non costituisce certamente un punto di svolta. Anzi. Se da un lato appare positivo l’incremento del contributo pluriennale in favore del CNR (30 milioni di euro annui per il periodo 2019-2028, art. 1 comma 404), dall’altro si registra un incremento complessivo del FOE (10 milioni di euro per il solo 2019, art. 1, comma 980) del tutto insufficiente per gli Enti MIUR, specie considerando i tagli occorsi nei precedenti anni.
Inoltre osserviamo una totale assenza di finanziamenti analoghi per tutti gli altri Enti Pubblici di Ricerca non vigilati dal MIUR, anch’essi in evidente sofferenza a seguito delle annose contrazione delle risorse nei rispettivi bilanci. Sul piano politico registriamo, ancora una volta, l’incapacità di superare l’annosa e a nostro avviso dannosa separazione nel sistema degli EPR, divisi tra Enti vigilati dal MIUR e Enti vigilati da altri Ministeri, con pesanti effetti negativi sia in termini di finanziamento, sia in termini di assenza di una strategia unitaria, diretta a creare sinergie tra Enti ed una effettiva governance unitaria. La creazione di una Agenzia per la Ricerca, ipotesi riformulata dal Governo nella scorsa estate, resta ancora senza esito.
Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio per il 2019 è prevista la nomina del Presidente e del Direttore Generale dell’ANPAL, con contestuale decadenza dei vertici in carica. Il Presidente dell’ANPAL decade inoltre dalla carica di amministratore unico di ANPAL Servizi Spa e assume la competenza di formulare proposte in materia di ristrutturazione operativa dell’Ente, con conseguente adeguamento degli statuti di ANPAL ed ANPAL Servizi Spa entro 60 giorni (art. 1, c. 718-719). Sottolineiamo, ancora una volta, che sull’ANPAL e più in generale sulle politiche attive del lavoro è necessario avviare quanto prima approfondito confronto tra Governo e Sindacato. Nel ribadire la necessità di una maggiore valorizzazione delle funzioni e dei contributi della ricerca su questi temi, va certamente ricordato che interventi unilaterali non hanno finora dato risposta ad annosi limiti strutturali, tra cui in particolare l’assenza di un adeguato sistema di integrazione e sinergia tra i soggetti istituzionali impegnati nelle politiche attive del lavoro (Ministero del Lavoro, Regioni, Centri per l’impego, ANPAL, ANPAL Servizi Spa e INAPP). Vista anche la rilevanza accordata da questo Governo a questi aspetti, a partire dal c.d. reddito di cittadinanza, esprimiamo il timore che sul piano del metodo si finisca per riprodurre errori già fatti dal precedente Governo con la riforma del Jobs Act. Riteniamo che l’assenza di interlocuzioni fattive anche con il Sindacato abbia contribuito determinare esiti a dir poco insoddisfacenti, tra cui la mancata valorizzazione delle professionalità degli enti, il basso livello dei servizi in favore della cittadinanza, l’assenza di un reale coordinamento istituzionale (per non dire del permanere di situazioni conflittuali tra le amministrazioni), l’inadeguatezza delle policy progettate ed attuate rispetto ai bisogni del Paese e alla crescita dell’occupazione. Sarebbe opportuno cambiare strada.
Peraltro, una certa coazione a ripetere i “soliti” errori si riscontra nella creazione di una nuova fondazione vigilata dal MIUR, l’Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, con sede a Taranto ed uno stanziamento di 3 milioni di euro annui per il periodo 2019-2021 (art. 1, comma 732-734). Posta la rilevanza dei temi e delle funzioni attribuite al nuovo soggetto, va altresì sottolineato che la “formula” delle fondazioni non ha finora dato buoni esiti, creando spesso rilevanti problematiche di ordine finanziario e gestionale (basti vedere quanto accaduto nel corso degli anni in qualche Università). Una più attenta valutazione sarebbe stata certamente utile, magari a consigliare una diversa veste istituzionale (un EPR, perché no?) e ad evitare esperienze da non replicare, nel modo più assoluto.
Con la Legge di Bilancio per il 2019 sono inoltre state apportate modifiche all’art. 16, comma 3 del DLGS 218/16, in particolare in materia di commissioni per la valutazione del merito per l’assunzione con chiamata diretta di ricercatori e tecnologi negli EPR (art. 1, comma 404). Posto che su tale meccanismo restano dubbi consistenti (e in via di principio sostanzialmente analoghi a quelli rappresentati per le c.d. Cattedre Natta), anche in questo caso era lecito attendersi un confronto preliminare nel merito – peraltro su un D. Lgs. di estrema rilevanza – invece di procedere a scelte unilaterali all’ultimo momento.
La Legge di Bilancio stabilisce inoltre che per gli EPR non si applicano le disposizioni ex art. 1, comma 3 del DL 87/18 (c.d. Decreto dignità) in materia di durata contratti a tempo determinato (art. 1, comma 403).
Sempre in tema di ricerca, riteniamo sostanzialmente positive le modifiche al DL 145/13 previste dalla Manovra per il 2019 in materia credito di imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo (art. 1, comma 70). In particolare, sembrano a nostro avviso positivi da un lato l’introduzione di maggiori controlli, certificazioni e verifiche sulla ammissibilità delle spese dichiarate per ottenere le agevolazioni e sul personale realmente impegnato in attività di ricerca, dall’altro una maggiore considerazione del ruolo delle piccole e medie imprese. Va in ogni caso ribadito che tali misure non hanno finora apportato effetti visibili e positivi, non solo a causa di evidenti distorsioni dello strumento, ma soprattutto per l’assenza di un progetto complessivo ed investimenti in tema di politiche industriali, ricerca ed innovazione tecnologica. Auspichiamo che si vada finalmente in questa direzione, evitando finanziamenti “spot”, puntando su maggiori investimenti di sistema pubblico e creando finalmente una vera sinergia tra privato e pubblico.
Sosteniamo da tempo la necessità di un investimento significativo e strutturale per l’AFAM, finalizzato a rafforzare le Istituzioni musicali ed a riconoscerne il ruolo sul piano nazionale e internazionale. Purtroppo, dobbiamo constatare ancora una volta che le previsioni per l’AFAM appaiono nel loro complesso assolutamente insufficienti e limitate per garantire non reale rilancio e un rafforzamento di un sistema di estrema rilevanza nazionale ed internazionale.
Nel dettaglio (estremamente scarso…), costituisce certamente un segnale positivo la previsione di stanziamenti per servizi ed iniziative in favore degli studenti dell’AFAM con disabilità (500.000 euro, art. 1, comma 742). L’auspicio è quello che tale intervento sia un primo segnale, nella speranza di osservare crescenti risorse, attenzioni e sostegni per queste problematiche, fermo restando che tali interventi debbano essere sostenuti da adeguati finanziamenti aggiuntivi alle istituzioni.
Come già sottolineato in precedenza per le Università, resta anche per l’AFAM ancora limitato l’incremento di risorse del fondo destinato al diritto allo studio (10 milioni di euro, art. 1, comma 981).
Articolato di particolare interesse (art. 1, c.360 e segg.) è la proroga delle graduatorie dei concorsi, per le quali a partire dal 2010 è prevista la proroga con gradualità differenziate.
Infine la Legge di Bilancio per il 2019 dispone la proroga al 30/6/19 della possibilità di disporre contratti di collaborazione nelle pubbliche amministrazioni (art. 1, comma 1131, lettera f).
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Oltre alla Legge di Bilancio, tra le norme approvate alla fine del 2018 il Decreto Legge 14 dicembre 2018, n. 135, all’art. 11, consente l’adeguamento del fondo per il trattamento economico accessorio nel pubblico impiego per gli incrementi salariali previsti dal rinnovo del CCNL e per le assunzioni e le stabilizzazioni previste da specifiche norme successive alla data del 25 maggio 2017. E’ evidente che tale disposizione rappresenti un passo in avanti, dopo la bocciatura della circolare n. 3/18 della Funzione Pubblica, per dare seguito al processo di stabilizzazione e per non arrecare un danno economico al personale. Resta da parte nostra la richiesta, già portata formalmente al Governo, di introdurre in sede di conversione la possibilità di adeguare il salario accessorio anche in coincidenza di assunzioni ex DLGS 218/16.
Infine, nel Decreto Legge in materia di reddito di cittadinanza e materia pensionistica, attualmente ancora in fase di discussione in seno al Governo, dovrebbe essere inserita una norma che sposta al 31 dicembre 2021 il termine di prescrizione in tema di obblighi relativi alle contribuzioni di previdenza ed assistenza per le pubbliche amministrazioni.
Infine, in assenza di un progetto di riforma vero e concretamente realizzabile per le istituzioni AFAM, il finanziamento di queste istituzioni è ancora lasciato a singoli atti e gestito in base alle situazioni emergenziali, del tutto svincolato da un piano di sviluppo.
A margine, l’assenza di previsione di finanziamenti ad hoc mostra ancora una volta la scarsa attenzione a istituzioni prestigiose che contribuiscono a mantenere alto il nome del nostro Paese nel mondo intero: basti pensare al fatto che molte sedi sono vincolate come Beni Culturali e quindi sottoposte a vincoli di legge che rendono ancor più complicato ogni intervento anche in termini di sicurezza.

Federazione UIL SCUOLA RUA
Il Segretario Nazionale
Sonia Ostrica

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